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Il Ministro Gennaro Sangiuliano incontra l’omologo spagnolo Miquel Iceta e inaugura la mostra su Guido Reni al Museo del Prado (27-28 marzo)

“La mostra di Guido Reni al Prado è motivo di orgoglio per tutti gli Italiani. È un’esposizione che celebra giustamente il grande pittore bolognese, tra le massime espressioni del classicismo del Seicento, grazie anche ai prestiti di opere da diversi musei italiani. La collaborazione fra il sistema museale italiano e il museo Prado è un esempio virtuoso di circolazione europea delle opere. In contemporanea a Napoli, a Capodimonte, si può ammirare la Madonna del Pesce di Raffaello, prestata proprio dal museo spagnolo”.

Lo ha detto il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, in vista dell’inaugurazione questa sera al Prado, insieme all’omologo spagnolo, Miquel Iceta, della mostra “Guido Reni”, che, da domani al prossimo 9 luglio, vedrà esposte nel prestigioso museo madrileno 96 opere, di cui 73 realizzate da Reni stesso, raccolte espressamente per l’occasione.

In mattinata si è svolto un incontro tra i due ministri, che hanno messo a punto progetti comuni di scambio culturale tra le due Nazioni. Al centro del bilaterale anche le attività di contrasto al traffico illecito del patrimonio culturale, le possibili collaborazioni in ambito cinematografico nonché il programma culturale della prossima presidenza spagnola dell’UE.

È stata lunga e accurata la visita del ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano, alla Fondazione Ortega y Gasset a Madrid nello storico edificio di calle de Fortuny, recentemente inaugurato da re Filippo VI dopo lavori di ampliamento.

Il ministro ha sfogliato i manoscritti originali de “La ribellione delle masse”, il saggio più famoso di Ortega, e si è soffermato a leggere alcune lettere del carteggio con Miguel de Unamuno.

“Il pensiero e l’analisi delle articolazioni della società fatta da Ortega sono di impressionante attualità – ha dichiarato Sangiuliano – Tradizione e modernità, i due elementi che vengono richiamati nei contributi multimediali della Fondazione, solo apparentemente sono un ossimoro. La scelta di chiamare il suo periodico ‘Revista de Occidente’ significa molto. Nell’editoriale del primo numero, Ortega y Gasset mette in guardia dal cosmopolitismo astratto e ingannevole, affermando la necessità di salvaguardare le peculiarità nazionali. Le sue preoccupazioni sull’individuo diluito nella massa devono farci riflettere oggi”.